Alla fine rimangono le emozioni. Le emozioni di un weekend unico, pazzesco, favoloso. Un weekend in cui non importa chi eri o cosa facevi l'importante, per una volta, era davvero esserci. Esserci lungo le strade con un pettorale attaccato da qualche parte nei pantaloni o nella maglietta, o esserci, sempre lungo le strade, a supportare, incoraggiare ammirare gli atleti della The North Face ® Lavaredo Ultra Trail e della Cortina Trail. La storia la ho già raccontata per Contropiede, il sito per cui scrivo, nonostante ciò volevo aggiungere due parole, due parole "mie". E' iniziato tutto come un "gioco"; avrei dovuto, in compagnia di Fede, Monica e Cami, fare supporto a Nic e Alex che avrebbero affrontato i 47km della Cortina Trail. L'idea era quella di aspettarli un po' prima di Col Gallina anche per fare un po' di foto. Ben presto mi sono però reso conto che non era un semplice gioco. E' uscito il fotoreporter che forse è in me e tutto il weekend è stato, non solo cercare di supportare Nic, Alex e tutti gli altri atleti, ma un continuo tentativo di trovare il modo migliore per poter raccontare quelle emozioni che la LUT2015 regalava. Le emozioni di vedere gli atleti correre nella notte, quella di dover confrontarsi con la fatica immane, quelle della gioia nel vedere amici e parenti lungo il percorso, quelle di poter tagliare il traguardo mano a mano con la proprio bimba. Qui sotto il lavoro che ne è uscito accompagnato da qualche riga del mio articolo, "Lavaredo Ultra Trail: 119 km di sofferenza, passione e tenacia", per Contropiede, che potete leggere integralmente qui Enjoy It! e... #piuinfraditomenotacchiaspillo La Notte 119 km iniziati la sera di venerdì, alle 23:00. [...] Sono passati solo pochi minuti quando i primi atleti si affacciano sulla prima salita e il gruppone, per quanto folto, non è più compatto come in partenza. I volti sono concentrati, gli occhi, nonostante la stanchezza, si illuminano ogni qual volta scorgono intrepidi tifosi ai bordi della strada. Nell’aria fredda della notte si sentono poche parole, il suono predominante è lo scricchiolio del ghiaino sotto le suole delle scarpe, accanto a ciò inconfondibile è il ticchettio delle racchette sulla strada. Nonostante tutto però qualcuno ha anche la forza di parlare: alcuni atleti parlano tra di loro accordandosi sul passo da tenere, altri invece non risparmiano un “grazie” ai pochi, ma calorosi tifosi presenti a bordo strada. Sanno infatti che dopo questa salita difficilmente, punti di ristoro a parte, troveranno molta gente nella fase notturna della gara. Passano tutti gli atleti e con loro passa anche il calore di quei minuti, passa la luce calda e avvolgente delle torce frontali e il rumore dei passi lascia spazio al silenzio della notte. La partenza della Cortina Trail Nel frattempo le ore passano e si fa mattina, questo evento è una festa e allora c’è modo di fare festa per tutti, o quasi. L’Ultra Trail è un qualcosa di veramente sfiancante, è lungo e per alcuni addirittura eterno, e siccome non tutti riescono o possono affrontarlo, quando sono le 8:00 di sabato ecco che dal centro di Cortina parte un nuovo gruppo di atleti. Sono tantissimi, anche loro più di mille, e si apprestano a vivere la loro giornata di gloria. Per loro il percorso è più breve ma non per questo meno impegnativo. Sono 47 km con un dislivello positivo di 2650 metri. E allora via anche loro, una nuova strada, una nuova avventura e tante tante salite da fare. La salita Il bello di questo sport, il bello di questi eventi è che non si è mai soli, c’è sempre qualcuno con cui correre, c’è sempre una persona davanti che tira per non far fermare un suo “avversario”. C’è sempre qualcuno che fa andare avanti l’amico quando la testa, spesso più volte che le gambe, inizia a remare contro. Perché è proprio la testa uno degli aspetti più strani e affascinanti di queste gare. Le gambe prima o poi cedono, si sfiancano e diventano pesantissime, ma se la testa è focalizzata sull’obiettivo e non pensa al dolore e alla fatica, allora non saranno più 119 o 47 km di sofferenza e basta, ma saranno chilometri sì di fatica, ma anche di passione, tenacia, gioia. Se però la testa non lavora e rema contro, non c’è scampo. Tanti i ritirati perché non ce la facevano più; tanti quelli, anche forti, che hanno dovuto arrendersi di fronte a queste montagne. Tanti anche che però sono riusciti ad andare avanti. Nic e Alex qui l'articolo non c'entra, io però ero lì anche per loro. Gli amici e l'arrivo
Una volta arrivati la festa esplode senza contegno, l’emozione nelle facce degli atleti è veramente tangibile, la si nota negli occhi lucidi per il sudore ma anche per la gioia. La si vede nelle braccia con la pelle d’oca e nelle gambe che, improvvisamente, trovano le ultime forze per poter scattare negli ultimi metri verso il traguardo. Traguardo a cui non importa arrivarci da primi o da ultimi, perché in gare come queste la vera vittoria è arrivare. Vincono tutti, vince l’ultimo che ci ha impiegato 30 ore per fare 119 km o il primo che ci ha messo meno della metà. È una festa grande perché ogni atleta ha vinto la sua sfida personale, ogni atleta che taglia il traguardo è riuscito a instaurare un legame con le montagne in modo da non farsi sconfiggere, e poi aiutato dalla testa, dai volontari, e spinto dai semplici tifosi, è riuscito a terminare quei 119 o 47 km di passione, tenacia e sofferenza.
0 Comments
|